Welfare aziendale: perché conviene?

Welfare aziendale: perché conviene?

Mercoledì, 03 Maggio 2017 12:02

 

UNO SGUARDO ALLA NORMATIVA: ECCO PERCHÉ IL WELFARE AZIENDALE CONVIENE

Nello scorso articolo "Cos'è il Welfare Aziendale?" abbiamo dato una definizione di Welfare Aziendale, specificando cos'è, quali sono i benefits per i dipendenti e perché attivare un Piano di Welfare Aziendale. A sottilineare l'importanza del welfare aziendale, Zucchetti ha lanciato la piattaforma di Welfare Aziendale ZWelfare.

Ma come funziona il welfare aziendale dal 2017? Un piccolo sguardo alla normativa, ci aiuta a capire perché il welfare aziendale conviene sia all’azienda che al lavoratore.

welfare aziendale benefits La Legge di stabilità 2016 è intervenuta in tema di welfare aziendale introducendo due strumenti: i premi di produttività (per garantire beni e servizi ai lavoratori dipendenti) e la modifica dell’articolo 51 del TUIR. Quest’ultimo è stato aggiornato introducendo una nuova forma di welfare aziendale, quello frutto di contrattazioni e accordi sindacali, territoriali o aziendali, che permette alle parti in gioco di negoziare questi benefit (prima erano frutto dell’iniziativa e di decisioni unilaterali del management). L’aspetto più importante della normativa è, a mio avviso, che in questo modo il welfare aziendale non è più inteso come un dono frutto del paternalismo del datore di lavoro, ma diventa parte costitutiva del rapporto di lavoro.

Un altro aggiornamento della normativa riguarda l’ampliamento delle tipologie dei servizi.

benefit welfareAspetti ancor più rilevanti della normativa sono le modifiche agli articoli che ne regolano il rapporto tra welfare aziendale e fiscalità. In particolar modo si prevede che il lavoratore può ricevere "premi di risultato" godendo dell’imposta agevolata Irpef del 10% , oppure di convertire il premio stesso in beni e servizi che, entro certi limiti, sono esclusi dalla determinazione del reddito e sono detassati. Le spese per tali servizi sono, a loro volta, interamente deducibili dal reddito d’impresa.

La Legge di Bilancio 2017 ha consolidato tale normativa. Da un lato viene ulteriormente esteso il ventaglio di servizi offerti, includendo tutti i servizi per l’infanzia e familiari anziani non autosufficienti e ulteriori provvedimenti che favoriscono la conciliazione vita-lavoro. Dall’altro lato, è intervenuta sulle politiche fiscali:

- innalzando il tetto massimo di reddito percepito che consente l’accesso alla tassazione agevolata, passando dai 50.000€ stabiliti nel 2016, agli 80.000€ all’anno;

- innalzando l’importo di servizi erogabili da 2000€ a 3000€ in via generale (di 2500€ a 4000€ nel caso di aziende che coinvolgono pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro). A tali servizi possono essere aggiunti quelli di previdenza integrativa e assicurazione sanitaria, a loro volta non imponibili e deducibili fino alle rispettive soglie di 5164€ e 3615€.

Tale impostazione incentiva comportamenti moderni da parte dei dipendenti e dei datori, aumenta la competitività delle aziende perché prevede una maggiore condivisione di interessi da parte di impresa e lavoratori, in quanto

la produttività è strettamente collegata alle persone, al capitale umano.

Per dare una misura del “fenomeno welfare aziendale”, il Ministero del Lavoro ha recentemente rilevato che i contratti aziendali depositati per usufruire della detassazione dei premi di produttività sono quasi 21.000, e quelli che prevedono misure di welfare aziendale sono oltre 4600. Aziende che hanno ben compreso perché il welfare aziendale conviene.

metalmeccanici welfareCol rinnovo del CCNL metalmeccanici per il periodo 2016-2019 è stato recentemente integrato un accordo stipulato lo scorso febbraio 2017. Nella normativa - Sezione Quarta, Titolo IV - vengono specificati i beni e i servizi che le aziende devono mettere obbligatoriamente a disposizione dei lavoratori a partire dal 1° giugno 2017. Il valore dei servizi sarà pari a 100€ (150€ nel 2018, 200€ nel 2019), utilizzabili entro il 31 maggio dell'anno successivo. Tra i beni e i servizi proposti ci sono corsi di formazione, attività ricreative (pay tv, riviste ecc...), attività sportive e culturali, assistenza familiare e sanitaria e così via. Quest'accordo ha un valore notevole, poiché sottolinea l'importanza che ha assunto il welfare nel mondo del lavoro e all'interno del sistema Paese, dove massicce misure di welfare pubblico vengono purtroppo a mancare.

 

 

DOV'È IL WELFARE STATE? DAL SUO "FALLIMENTO" AL SUCCESSO DI QUELLO AZIENDALE

welfare stateParliamo di welfare aziendale e perché conviene. Ma dov'è finito il Welfare State? Nei diversi contesti nazionali, che hanno un proprio sistema di politiche sociali, le politiche di welfare aziendale hanno un livello di incidenza diverso in base al modello adottato dal Paese. Ad esempio nei paesi, come quelli scandinavi, con politiche di welfare adeguate, quello aziendale ha un’incidenza molto bassa. Ha invece un’incidenza alta o molto alta in tutti quei Paesi che riscontrano una crisi del welfare state (l’area mediterranea in particolar modo). Tale crisi è in atto dagli anni Ottanta e si è acutizzata con il crack finanziario del 2008, portando ad una serie di tagli che hanno coinvolto proprio quelli che sono i pilastri del welfare di cui abbiamo già parlato nello scorso articolo: previdenza, istruzione e sanità (ai quali potremmo aggiungere anche l’assistenza). Insomma, non è un azzardo dire che le politiche di welfare pubblico si limitano solo alle pensioni.

Lì dove ci sono mancanze da parte dello Stato, sono subentrate le iniziative di carattere privato.

In Francia ad esempio è stato adottato il CET, una sorta di banca-ore/fondo pensione che permette ai dipendenti, in presenza di straordinari non goduti, di usufruire di permessi straordinari o come indennità: se alla pensione il lavoratore non avrà riscosso le agevolazioni che gli spettano, avrà diritto a benefici contributivi.

paris trocaderoUn altro strumento è il CESU, un vocher spendibile per vari servizi alla persona per i familiari. Il CESU ha permesso ai lavoratori francesi (classe media soprattutto) non solo di aumentare il loro potere d’acquisto, ma è stato anche uno strumento capace di creare più di un milione di posti di lavoro (dal 2005) nei vari settori di competenza (dai servizi per l’infanzia a quelli per gli anziani, passando per la gestione della casa e così via…).

Infine, l’OCIRP, per la formazione finanziata, una delle necessità maggiori per i lavoratori francesi. “L’OCIRP è un caso studio di welfare privato. L’OCIRP è uno schema di bilateralità francese volto a sostegno al reddito e finanziamento di formazione. In esso si trovano prestazioni di vario tipo, a rilievo gestionale assicurativo, con impatto su una generalità significativa di lavoratori francesi (circa 5,5 milioni di beneficiari, con 120 accordi collettivi di riferimento, 202 milioni di euro di contribuzione incassata, circa 72 milioni di euro per le prestazioni erogate).” (M. Faioli, L. Rebuzzini, Conciliare vita e lavoro: verso un welfare plurale, Fondazione Giacomo Brodolini, Roma).

Anche l’Olanda si è dovuta scontrare con un welfare statale in crisi, ed è stato lanciato così il Levensloopregeling o fondo LCSS che permette di mettere da parte, esentasse, una parte del proprio stipendio per finanziare periodi di congedo/aspettativa, periodi di vacanza o addirittura anni sabbatici (concordati col datore di lavoro).

Una forma di welfare parecchio discusso è quello definito “residuale”. In poche parole è un welfare ad hoc, un welfare che viene attuato solo per un dimostrato stato di bisogno, dando la priorità alle fasce più povere della popolazione, mentre il resto dei cittadini deve acquistare i servizi sul mercato privato (ovviamente per i più poveri non ci sarebbe l’incontro tra domanda e offerta, portando al fallimento del mercato). Tale sistema deriva da politiche che cercano di ridurre al minimo l’impegno dello Stato, individualizzando i rischi sociali.

Ciò porta, però, ad un fortissimo dualismo tra “bisognosi” e “il resto”, nonché all’accentuarsi di tensioni sociali. Un modello del genere è tipico dei paesi anglosassoni come USA, Canada, Australia, Gran Bretagna…

Secondo alcuni osservatori, anche il modello italiano odierno, che punta molto sull’iniziativa privata, rischia di traghettare il Paese verso il “modello USA” e riportare l’Italia a quando non esisteva nemmeno il Servizio Sanitario Nazionale e l’ENI e la FIAT costruivano villaggi vacanze per i dipendenti e colonie estive per i loro figli... Un rischio da scongiurare se ben si comprende il welfare aziendale e perché conviene (non solo per motivi fiscali!).

 

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