Generazione Neet: l’Italia tra i paesi più coinvolti

Generazione Neet: l’Italia tra i paesi più coinvolti

Lunedì, 24 Luglio 2023 12:24

 

giovane neet tristeIl termine NEET (Not in Education, Employment or Training) si riferisce a “quella parte di popolazione in età 15-29 anni né occupata e né inserita in un percorso di istruzione o formazione» (Istat, 2004).

Questo fenomeno coinvolge tutti i maggiori paesi d’Europa tra cui l’Italia dove, secondo quanto riportato dall’Ansa, quasi un ragazzo su due tra i 18 e i 34 anni ha almeno un segnale di deprivazione.

Durante il lockdown, l’Italia ha accusato il fenomeno della disoccupazione ed è diminuito il numero di persone in cerca di un impiego, tra cui molti giovani, scoraggiati dalla situazione circostante. Circa 1,7 milioni di giovani non studiano, non lavorano e non sono impegnati in alcun percorso di formazione. Ad aver accusato maggiormente il fenomeno dei Neet sono le ragazze, circa 20,5%, i residenti del Centro-Sud (27,9%) e gli stranieri (28,8%).

I titoli di studio sono sufficienti per trovare lavoro?

studente bibliotecaAl giorno d’oggi, la domanda che molti ragazzi e ragazze si fanno è se il loro percorso di studi gli permetterà di trovare lavoro. Purtroppo, non è più così scontato.

Fino a qualche anno fa, una laurea era più che sufficiente per aprire le porte ad un’attività lavorativa. Oggi, invece, molti giovani laureati si accontentano di lavoretti non regolarizzati e di gran lunga poco soddisfacenti, a causa della poca disponibilità di lavoro di cui dispone l’ItaliaIl desiderio di voler uscire dalla condizione di disoccupati è forte e questo spinge i giovani ad accettare lavori lontani dalle proprie passioni e dal loro percorso di studio.

La colpa è dei giovani?

Come abbiamo sottolineato in uno dei nostri precedenti articoli (Giovani e lavoro: cosa cercano, le insicurezze e i dubbi) la tendenza, oggi, è quella di puntare il dito contro i giovani, descrivendoli come sfaticati o fin troppo esigenti. Ci si è mai fermati a pensare se, effettivamente, il problema sia a monte?

Molte aziende pretendono di interfacciarsi con giovani già formati, con diversi anni di esperienza alle loro spalle ed un curriculum ricco di competenze. Tuttavia, c’è una forte mancanza di correlazione tra ciò che viene insegnato tra i banchi, la teoria dunque, e ciò che richiedono le aziende. La forbice tra questi due elementi è molto ampia e, finché non assumerà una distanza coerente con la realtà dei fatti, questo ostacolo non verrà mai superato.

Come contrastare il fenomeno dei NEET

studenti in classeCi sono diverse opzioni dalle quali iniziare per contrastare il fenomeno dei Neet.

Cominciamo dalla scuola. È necessario che venga supportata l’attività scuola-lavoro, per permettere ai giovani di affacciarsi al mondo del lavoro e renderli coscienti di ciò che dovranno affrontare in futuro. È importante, dunque, potenziare le azioni di alternanza scuola-lavoro e adeguare il sistema scolastico al mondo contemporaneo introducendo attività più innovative e coinvolgenti.

Il sistema educativo, inoltre, deve occuparsi dell’abbandono scolastico e prevenirlo, permettendo a tutti i ragazzi e le ragazze di apprendere nuove competenze e migliorare quelle che già si possiedono. La scuola deve aiutare i giovani a trovare la propria strada.

Cosa possono (e devono) fare le aziende

Negli ultimi anni hanno preso piede delle politiche attive del lavoro che permettono formazione ed orientamento all’interno di un’organizzazione come, per esempio, la realizzazione di tirocini e apprendistato. È importante che tutte le aziende adottino queste politiche per permettere, non solo a loro stesse di attrarre talenti, ma anche di includere giovani motivati e vogliosi di imparare, a prescindere dal loro livello di educazione.

In Italia risulta più problematica la tematica riguardante il processo di indipendenza dei giovani dalle proprie famiglie.

La configurazione del welfare italiano impatta sul processo che porta i giovani verso l’indipendenza. Ne è la dimostrazione il fatto che ragazzi e ragazze lasciano la casa dei propri genitori, in media, dopo i 30 anni (fonte Eurostat). Dovrebbero essere inseriti dei supporti pubblici che consentano ai giovani di intraprendere un percorso in autonomia, senza dipendere dai genitori. È importante fornire supporto per permettere loro di studiare, formarsi e fare esperienza nel mondo del lavoro. 

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