Quando abbiamo premuto “Start” la prima volta, non avevamo un manuale da seguire.
Nessun tutorial, nessuna guida, nessuna mappa per orientarci nel dungeon che stavamo per esplorare. Solo molte idee, un po’ (okay, tanta) cultura nerd, fogli sparsi, due microfoni accesi, e la voglia, forse un po’ folle, di raccontare il mondo del lavoro in un modo nuovo.
Eravamo, in fondo, due giocatori che decidevano di cliccare “Nuova partita” incerti sul cosa o chi avremmo trovato, ma sicuri sul come lo avremmo affrontato.
E oggi, guardandoci indietro dopo 12 episodi, possiamo dire che questo non è stato solo un podcast. È stato un viaggio. Un piccolo atto di ribellione gentile contro un modo, forse troppo serio, di parlare di azienda, HR e lavoro.
Dietro ogni battuta, ogni citazione, c’era sempre una sfida più profonda: parlare di competenze, leadership, diversità, conflitti generazionali e cambiamento usando linguaggi che parlano sia alla testa che al cuore. Linguaggi che non escludono, ma includono. Che fanno sorridere, ma anche pensare.
Ci siamo persi in discussioni assurde come: “Ma un manager può ispirarsi a Capitan America?”. E ci siamo ritrovati a riascoltare ogni episodio chiedendoci: “Ma quanto siamo nerd?”
Non hai ancora ascoltato il podcast? Allora niente spoiler: recupera gli episodi QUI!
Ma se quel tipo di persona che "prima sbircio e poi ascolto", vai pure avanti. Non ti giudicheremo (forse).
Dal dungeon all’ufficio: le tappe del nostro viaggio
Abbiamo iniziato chiedendoci se l’intelligenza artificiale ci renderà tutti dei robot o, addirittura, tutti inutili.
Tuttavia, andando avanti, episodio dopo episodio, ci siamo resi conto che la vera sfida non è competere con le macchine, ma continuare a essere profondamente umani in un mondo che di umano sembra avere sempre meno. Non è un problema di tecnologia, è un problema di identità.
È un problema di connessione, di empatia, di sguardi che si incrociano per davvero.
Ci siamo fermati a riflettere sulla rappresentazione: cosa significa lavorare (e vivere) in un mondo che ancora oggi non dà spazio a tutte le persone e, se lo da, non in egual modo?
In “Fight Like a Girl!” abbiamo deciso di affrontare la questione di genere non solo con statistiche e report, ma attraverso le storie che ci circondano ogni giorno: quelle del cinema, dei videogiochi, della musica. Abbiamo provato a dimostrare quanto sia profondo e ancora troppo presente il divario tra come vengono raccontate le donne e come vengono riconosciute nel mondo reale. E quanto il cambiamento passi non solo attraverso le politiche, ma attraverso le persone. Attraverso noi, che scegliamo ogni giorno se ripetere uno schema o romperlo.
Abbiamo parlato di leadership, non nei termini di carisma e comando, ma come esercizio continuo di empatia, ascolto e responsabilità. Abbiamo cercato ispirazione nei supereroi della nostra adolescenza (e non solo). Perché se guardati da vicino, sono archetipi che ci aiutano a capire come si guida un team, come si affrontano le crisi, come si prende una decisione difficile senza perdere sé stessi.
Abbiamo aperto il file delle competenze trasversali, quelle che spesso vengono relegate in fondo ai CV o riassunte in frasi generiche come “ottime doti relazionali”, e le abbiamo guardate da una prospettiva nuova. Una prospettiva decisamente nerd.
Non contenti, siamo andati ad esplorare nuove terre, come quella del work-life balance. Tra citazioni di Spider‑Man e metafore da fumetto Marvel, abbiamo raccontato quanto sia facile arrivare al limite e quanto sia necessario riconoscerlo, fermarsi, ricaricarsi, prima di rischiare di perdere noi stessi.
Abbiamo provato a immaginare processi di recruiting meno rigidi e più umani, capaci di riconoscere il potenziale e non solo l’esperienza. E perché no, capaci anche di ispirarsi al mondo nerd: prove che assomigliano a missioni, colloqui che diventano esplorazioni, ambienti di selezione che premiano la creatività e l’adattamento, più che la conformità.
Abbiamo parlato di sostenibilità, riuscendo ad unire Puffi, Pokémon e Daitarn 3. Passando per le opere Miyazaki ma senza mai perdere il focus principale dell’episodio: il valore della sostenibilità, per le aziende, ma per tutti noi.
E abbiamo parlato tanto, tantissimo, di lavoro di squadra.
Non come concetto astratto da slide aziendali, ma come dinamica viva, fatta di fiducia, di conflitti sani, di ruoli complementari. Proprio come succede nei party di gioco ben costruiti, dove non tutti fanno le stesse cose, ma ognuno ha un ruolo essenziale per la missione.
La chiave di tutto, però, è sempre stata una: la cultura nerd.
Cultura nerd: il nostro linguaggio universale
Il concetto di "cultura nerd" ci ha mostrato come un linguaggio universale può unire persone di diverse generazioni, ruoli, sesso e background. Insomma, una prima stagione che, come ogni primo capitolo, è servita a costruire il mondo. A presentare i personaggi. Ad iniziare la storia.
A dirvi: eccoci, questo siamo noi.
Nel bel mezzo dell’incertezza che colpisce i nostri tempi, una cosa la sappiamo: continueremo a giocare. Con le idee. Con i linguaggi. Con le connessioni tra mondi che sembravano lontani. Perché se c’è una cosa che questo viaggio ci ha insegnato, è che non servono superpoteri per fare la differenza. Basta accendere il microfono e credere fermamente che anche una citazione di Star Wars possa cambiare un punto di vista.
Grazie per aver premuto "Start" con noi.
Ci vediamo al prossimo livello!